

Eremita, ἐρημίτης, è chi mosso dalla sua volontà decide di allontanarsi dal clamore caotico del centro abitato per ritirarsi, ἀναχωρεῖν, in un luogo “deserto” e dedicarsi alla ricerca della quiete interiore, ἡσυχία, con cui entrare in contatto con il proprio vero sé per fare esperienza diretta del “sacro/divino”.
Ritraendosi in solitudine, ἐρημία, e riunendosi in un contatto radicale con la Natura, manifestazione più essenziale del “creato”, l’eremita infatti può avviare un graduale, continuo difficile percorso di ascesi e attraverso la meditazione e la contemplazione del “Bello”, Φιλοκαλία, può infine sperimentare direttamente la presenza dell’”assoluto” nel mondo, ri-unendosi in esso.
Alla base del fenomeno eremitico vi sono gli anacoreti cristiani, ἀναχωρητής, che in Egitto nel III e IV sec. d.c. scelsero di ritirarsi nel deserto alla ricerca della quiete interiore. L'anacoretismo è un movente comune di tutte le religioni-tradizioni di ricerca spirituale storiche e protostoriche. L’ascetismo indiano degli śramaṇa del VI-V sec. a.c., che sarà fondamentale per le sampradāya yogiche successive è un fenomeno che si basa su analoghi moventi anacoretici.
Condizione necessaria è che l’asceta sia capace di abbandonare se stesso, entrando così in una condizione di vacuità, vacuum: svuotarsi del proprio sé ordinario per transitare nella pienezza della quies, la quiete riempitiva dell’unione con il Tutto.
Enrico De Luca
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